Villa Carlotta, Lake Como

Teatro di una storia di grande collezionismo da più di trecento anni, Villa Carlotta è stata edificata sulle rive del lago di Como nel Seicento. Oggi, qui, forme statuarie create da Canova e Thorvaldsen guardano benevole ai colori e alla fisicità soffice di velluti e veli, lane e lini, jacquard e uniti cangianti.
Una collezione che esplora nuovi equilibri tra architettura e natura popola un ambiente in cui le proporzioni del costruito parlano ogni giorno con la bellezza di fiori e piante. Colori, armature e texture irrompono tra archi e colonne, a pochi passi da quell’icona dello stile di vita italiano che è un giardino botanico mediterraneo: in questo rifugio caro a Stendhal e a Flaubert si compongono le voci di cedri e sequoie, rododendri secolari e felci, piante succulente ed erbe aromatiche, i frutti nascosti del tunnel degli agrumi.
Il lago di Como ha chiamato visitatori da ogni angolo del mondo nella stagione calda: ora riposa. Mette a nudo l’anima invernale, austera ed elegante. Accoglie il conforto generoso e morbido della materia tessile. Ogni tessuto ha il suo modo segreto di parlare con un dettaglio della Villa. La materia, la sapiente irregolarità, la caduta di ciascuno sono complemento agli accenti di finestre e cornici, al movimento dei pavimenti a seminato, alle geometrie delle alte siepi nel giardino all’italiana. I tendaggi parlano di colore con i fregi preziosi delle volte. La villa ha visto sovrapporsi nei secoli, strato dopo strato, le storie, le scelte e i gusti di tante famiglie illustri. I diversi linguaggi — che hanno coinvolto anche il giardino, frutto d’una sequenza di interventi — e il ruolo museale di oggi mostrano come le cose belle sanno perdurare e trasformarsi insieme: si evolvono, senza essere effimere. Tra passato e presente, le nuove creazioni di Dedar si rivolgono disinvolte a questi spazi ampi e alla loro convivenza armonica di stili. Creano un linguaggio nuovo che vi si adatta con istintiva armonia, come avviene in ogni ambiente in cui entrano. | Photo credit: Andrea Ferrari












